Il nostro mare, da migliaia di anni, è solcato dalle imbarcazioni dei pescatori, mestiere che oggi rappresenta una perfetta sintesi tra modernità e tradizione.
Gente che ha fatto del mare la propria vita e che ancora oggi pesca spesso con metodi artigianali.
La pesca è sostentamento, tradizione e cultura.
La flotta peschereccia gelese è costituita da piccole imbarcazioni, che non superano le 10 tonnellate, in alcuni casi perfino senza motore.
Queste barche, non possono allontanarsi molto dalla costa, e praticano quella che viene chiamata la piccola pesca costiera .
Le Tecniche di pesca più praticate dai pescatori locali sono : La Pesca col Tremaglio, la Pesca col palamito.
Il tramaglio è una rete da posta formata da tre pezze di rete sovrapposte , le due pezze esterne sono identiche e formate da maglie molto grandi, la pezza intermedia ha maglie piccole.
Il palamito, detto “conzo” o “coffa”, è un'insieme di ami dimensionati ed armati a seconda della preda da pescare. Generalmente si cala a mare verso sera per poi salparlo al mattino presto. La pesca con il palamito è un sistema antico, piuttosto semplice nella sua composizione ed è rivolto alla cattura selettiva di pesci. I pescatori usano ami piuttosto grandi e inneschi voluminosi destinati alla cattura di pesci spada, spigole e pesci serra di grosse dimensioni
Sino alla seconda metà del secolo scorso è stata esercitata dai pescatori gelesi la pesca delle spugne. Essa ha rivestito un ruolo importante nel contesto culturale della comunità gelese determinando l' affermarsi di saperi, tecniche e conoscenze relative al mare, tramandatesi nel tempo.
Il periodo della pesca delle spugne o “sponsi” come le chiamavano i gelesi era compreso tra febbraio e novembre.
Fino al 1956/57 una flotta di più di 60 trabaccoli, i cosiddetti “saccalleva”, veniva impiegata per la pesca delle spugne. I pescatori di spugne “i Spunsara” che costituivano l'equipaggio appartenevano quasi sempre ad un unico nucleo familiare e la pesca iniziava sempre con il rito della preghiera.

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