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Informazioni Storiche - Gela


Gela si trova al centro di un ampio golfo che si affaccia sul mare Mediterraneo e che si estende fra Capo Scaramia ad Est e Licata ad Ovest.

La città antica occupava la sommità di una collina di forma allungata che corre parallela alla costa per 4 chilometri, con una larghezza massima di 600 metri e che si eleva per 54 metri sul livello del mare. Nella parte orientale della collina emerge la propaggine di Molino a Vento, mentre le due punte avanzate di Capo Soprano e di Piano Notaro, con ripide e profonde scarpate, ne segnano il profilo occidentale.

Attorno a Gela si estende una vasta e fertile pianura attraversata da corsi d’acqua, uno dei quali è il Gela con l’affluente Maroglio, che limita ad Est la regione da sempre destinata a coltivazione di cereali e di legumi; ad Ovest la pianura è chiusa dal fiume Salso, l’antico Imera, un tempo navigabile come il Gela e, come questo, oggi, di portata ridotta.

Sia la collina che la regione circostante risultano abitate già dall’età del rame (facies di S. Cono-Piano Notaro, III millennio a.C.) e soprattutto durante il periodo del bronzo antico (facies di Castelluccio, 2200-1450 a. C.) quando vi si stabiliscono gruppi di agricoltori abitanti in piccoli villaggi di capanne.

Secondo Tucidide (VI, 4, 3), Gela fu fondata dai Rodio-Cretesi guidati rispettivamente da Antifemo ed Entimo, i quali vi giunsero nel 689-688 a.C., quarantacinque anni dopo la fondazione di Siracusa; lo stesso storico narra che la città prese il nome del vicino fiume, adottò una legislazione dorica e che”…il luogo dove ora è la città e che per primo fu fortificato si chiamò Lindioi…”

Le poche notizie tramandate dalle fonti storiche e l’intensa attività di ricerca archeologica avviata nel territorio urbano e nel retroterra gelese hanno consentito agli archeologi di ricostruire la storia di Gela nei decenni successivi alla sua fondazione, quando i Rodio-Cretesi, al fine di assicurarsi il possesso di un vasto territorio dal quale trarre le risorse economiche e di ampliare i propri possedimenti, realizzarono un preciso disegno espansionistico; questo, svoltosi lungo le due direttive fluviali del Gela e dell’Imera, contemplò l’occupazione e l’ellenizzazione dei centri indigeni, abitati da popolazioni sicane e sicule e posti sulle alture a controllo delle vie di comunicazione e anche della pianura attorno alla città, dove si estendevano i “campi geloi” ben noti agli antichi. Gli indigeni, infatti, opponevano una forte resistenza all’avanzata dei Geloi, i quali comunque riuscirono ad estendere il loro dominio fino al centro della Sicilia.

L’espansione dei Rodio-Cretesi ad Ovest si concluse con la fondazione di Akragas (Agrigento) nel 580 a.C., che garantì loro il controllo della via fluviale dell’Halykos (Platani), oltre che dell’Himeras (Salso), attraverso le quali furono distribuiti i pregiati prodotti delle officine greche e geloe e fu possibile irradiare il patrimonio culturale ed artistico della madrepatria.

Il VI e il V secolo a.C. videro Gela protagonista di molti eventi storici verificatisi nella Sicilia, soprattutto quando la città, prima sotto il governo dei tiranni Cleandro e Ippocrate e poi di Gelone, della stirpe dei Dinomenidi, raggiunse un livello economico notevole e la supremazia sulle poleis siceliote della costa orientale e sullo Stretto.

La storia dell’evoluzione architettonica ed urbanistica della città fino alla sua prima distruzione ad opera dei Cartaginesi nel 405 a.C. è stata resa nota grazie alle numerose scoperte fatte nel territorio urbano soprattutto sull’acropoli posta nel settore orientale della collina (Molino a Vento), prospiciente il mare, nei santuari e nelle estese necropoli occupanti le aree periferiche all’esterno del perimetro urbano della città.

Sono ben conosciute attraverso le notizie degli autori antichi e i dati desunti dagli scavi archeologici, anche le vicende storiche ed i complessi monumentali della città realizzati nella seconda metà del IV secolo a.C., quando, per opera del condottiero corinzio Timoleonte, Gela venne ripopolata con nuovi coloni, ricostruita ed ampliata nel settore occidentale della collina (Capo Soprano). E’ questa l’area che risulta più intensamente popolata, anche nei decenni in cui Gela fu interessata dalla conquista di Agatocle (311-309 a.C.) e fino al 282 a.C., quando il tiranno agrigentino Phintias rase al suolo le case, demolì le mura di fortificazione e deportò i Geloi a Finziade, nel sito dell’odierna Licata.

Dopo quell’infausto avvenimento, la città rimase disabitata per lungo tempo e tornò ad essere occupata nel 1233, quando Federico II, sul sito dell’antica colonia greca, fondò Eraclea, chiamata poi Terranova, denominazione che fu mantenuta fino al 1927, anno in cui fu restituito il nome Gela.


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